Danza — 09/10/2014 at 21:35

La “Vetrina Italia” presenta “MILANoLTRE”

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MILANO – Al Teatro dell’Elfo di Milano nel quadro di MILANoLTRE dal 10 al 12 ottobre prende il via “Vetrina Italia”, focus sulla creatività italiana nel campo della danza contemporanea. Si comincia in Sala Fassbinder con Fattoria Vittadini che venerdì 10 ottobre alle ore 21 propone “Ilove”, un duetto al maschile che parla d’amore. Il progetto Fattoria Vittadini nasce a Milano nel luglio 2009 come risultato di un percorso intrapreso da undici danzatori nel 2006 tra le mura di Milano Scuola Paolo Grassi, concretizzatosi durante gli anni di studio comune al Corso di Teatro-Danza sotto la direzione di Marinella Guatterini e l’allora direttore Maurizio Schmidt. Elaborando un’idea innovativa di compagnia di danza, il gruppo di Fattoria Vittadini mette a disposizione di coreografi e collaboratori esterni le differenti qualità performative degli undici componenti, aprendosi alle sperimentazioni e ai linguaggi di artisti provenienti da retaggi culturali differenti.

Questo è un momento particolarmente felice per Fattoria Vittadini, la cui attività è stata riconosciuta per la prima volta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Una conferma che la strada intrapresa dalla compagnia milanese è quella giusta e uno sprone a continuare in questa direzione.
Nella prima coreografia proposta all’Elfo venerdì 10 ottobre intitolata “iLove” due personaggi si ritrovano a condividere lo stesso spazio: si studiano, si presentano, provano a esporsi. Cercano loro stessi, la loro relazione, il loro essere uomini. La coreografia vuole essere una ironica riflessione sull’ essere uomo. Mascolino, maschile, macho, vero uomo, sono etichette con cui si gioca in scena, le si indossa, ci si confronta.  Fattoria Vittadini propone inoltre l’11 ottobre alle 22 un’altra coreografia intitolata “Berlin isn’t you”,coreografia firmata a tre mani da Noemi Bresciani, Riccardo Olivier e Cesare Benedetti.

Compagnia-Susanna-Beltrami-Der-Gelbe-Klang
Compagnia-Susanna-Beltrami-Der-Gelbe-Klang

Sempre nella giornata di sabato 11 ottobre in Sala Shakespeare al Teatro dell’Elfo la Compagnia Susanna Beltrami presenta” Der gelbe Klang”. Presentato nel suo primo studio dalla coreografa Susanna Beltrami, in occasione del Verona Contemporanea Festival 2012, “Der gelbe Klang” rivive in una nuova e coraggiosa operazione compositiva che abbandona la scrupolosa ricerca filologica a favore di un inedita indagine di quelle zone di contaminazione che l’opera originale cela al suo interno. Liberamente tratto dalla drammaturgia di Vasilij Kandinskij e dalla messa in musica di Alfred Schnittke nel 1974, questa nuova veste di “Der gelbe Klang” appare da subito come la rivendicazione della forza dei sensi riportata alla loro primordiale potenza, al di là del reale e del verbale. Come disse Kandiskij: “Vidi nella mente tutti i colori, erano davanti ai miei occhi: linee tumultuose, quasi folli, si disegnavano davanti a me”. Immaginare spazi, segni, suoni, corpi, parole, voci, immagini che agiscono; tutti coinvolti in una partitura complessa, fatta di strati e stratificazioni e di paesaggi sospesi tra onirici accenti.

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Danzatrice, coreografa e performer che vive e lavora a Bologna, dove si è laureata in Dams Donatella Bertozzi sarà a MILANoLTRE domenica 12 ottobre alle ore 21 in Sala Fassbinder con la sua compagnia Nexus che propone “Orphans”, un lavoro sulla proiezione, sull’impulso, sul distacco, sulla ricerca di un proprio spazio e sulla vertigine della conquista. L’immagine dell’orfano rimanda ad una figura vulnerabile ma anche intrisa di sacralità. Un archetipo del giovinetto, in balia del mondo, nel suo percorso costellato di epifanie, lungo il cammino verso una nuova terra. Andrea, Demian e Manfredi sono gli “Orfani” di questo balletto, ci appaiono già figure erranti, colte nell’atto di segnare il loro spazio. Corpi transitori e entità componibili del medesimo territorio anatomico. Tessuti connettivi di un corpo-involucro che li sovrasta. Contenuti l’uno nell’altro. Nell’affanno e nella generosità del gioco di strettoie, interstizi, tangenze. Tutti protesi nell’intento di addensare e far deflagrare la membrana che li contiene. Un caleidoscopio di proiezioni anatomiche irrorate da un comune desiderio di calore, di estensione epidermica, ma anche di lacerazione, strappo, sfida, abbandono.

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