Focus a teatro, Teatro, Va in scena a — 08/06/2015 at 17:08

San Giuseppe da Copertino, il santo volante. Fabrizio Pugliese ai Teatri del Sacro

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LECCE – Debutto il prossimo 11 giugno ai Teatri del Sacro, a Lucca, (il festival giunto alla quarta edizione) dello spettacolo Per obbedienza, dell’incanto di frate Giuseppe dell’artista salentino d’adozione, calabrese d’origine, Fabrizio Pugliese. Il palcoscenico a incorniciare la vita di un uomo, un santo, San Giuseppe da Copertino, farne riemergere memoria storica e soprattutto spirituale. Restituire la bellezza di una storia, le sembianze e la figura di un’anima umile, la commozione di una devozione pura, segno d’un dovere ecclesiastico ubbidiente alla parola di Cristo e osteggiato dalla Chiesa tutt’altro che umile e serva.

fotoXobbedienza
Fabrizio Pugliese in scena

La voce di Fabrizio Pugliese presenta lo spettacolo: <<L’idea nasce da un tarlo che ho da quando sono arrivato nel Salento, vent’anni fa, poiché uno dei primi lavori che feci con Koreja, fu su San Giuseppe da Copertino e mi incuriosii di questa figura. Al di là delle cronologie ufficiali un testo di Carmelo Bene ne tratta ( A bocca aperta), e ne cita inoltre in numerose sue opere. Mi piaceva l’idea di lavorare intorno alla figura di santo “secondaria”, un santo particolare, sfuggente, com’è stata la sua vita: avrebbe voluto stare in un posto a pregare vivendo in penitenza e in realtà fermo non ci stette mai. O volava… o la Chiesa, la sua stessa istituzione, lo costringeva a un pellegrinaggio continuo nell’incapacità di gestire questa sua dote. Una dote non da poco, appunto, il volo. Questa sfuggevolezza, questo suo sguardo altro sulla realtà ti porta a spostare il punto di vista, anche quello personale, se vuoi stargli dietro.

Altra cosa interessantissima questo suo essere metafora dell’attore, avendo la particolarità, come tanti santi, di segnare, tramite flagellazione, la “geografia della santità” sul suo corpo a forza di cilicio, frustrate, martiri. Un corpo modellato per lo scopo, come deve fare l’attore: disegnarsi ogni volta la geografia di ciò che si va a dire sul palco, con il corpo, con la voce. Ho trovato il modo per raccontarlo meno attoriale possibile, quello della narrazione. Ma non essendo narratore e avendone molti a fianco, Fabrizio Saccomanno per esempio, il regista dello spettacolo, si è codificato un linguaggio in cui il narratore non è il classico narratore onnisciente, colui che conosce già la storia, ma come se questa storia gli si presentasse di volta in volta stupendolo, ferendolo, portandolo a un dato fisico forte in cui può inserirsi proprio il personaggio: dargli voce seguendo le caratteristiche emotive del santo.>> Spiega, ancora, l’attore quale è stata l’esperienza di assottigliamento tra persona e personaggio: <Per me è stata una scoperta, non lavoro in genere con il teatro di narrazione, essendo un attore formatosi con linguaggi di espressione altra (il teatro danza per esempio all’inizio della mia carriera) e quindi prediligo il contrasto, cioé quando due tre attori sono in scena e “combattono”, secondo me la magia del meccanismo teatrale. E poi tri trovi da solo in scena e il combattimento lo hai con te stesso e lo crei all’interno di te stesso. Nello spettacolo tento di trovare questo contrasto, tipico del dramma, in me, un contrasto tra narratore e attore.>>

Il discorso vira sul lavoro drammaturgico e registico. <<Con Francesco Niccolini, il drammaturgo, c’è un vecchio rapporto, ci capiamo subito, il testo è nato a quattro mani, lui mi ha presentato tutto il materiale raccolto e redatto e io l’ho masticato, tagliato, ricucito. In questo caso non è bastato solo tagliare, c’è stato bisogno di un’intromissione di altra forma linguistica, un’intromissione poetica, di visioni per esempio anche fuori dal contesto storico ufficiale, a cui Niccolini si attiene molto. E m’interessava mettere il lavoro di fronte alla bellezza, la bellezza davanti la quale il santo rimaneva con la bocca aperta, incantato. Necessario percià un altro linguaggio, verosimile anziché oggettivo. E in questo aspetto ancora la questione del contrasto: se mi attengo solo alla storia non riesco a creare questo contrasto, se esco fuori dalla storia, attingendo al verosimile, il contrasto prende corpo. Adoperando quindi un vero lavoro di drammaturgia, non più di scrittura per narrazione. Immaginare cosa pensa un personaggio, raccontarlo, con un altro tipo di percorso.

Per quanto riguarda la regia, con Saccomanno ci conosciamo a menadito avendo lavorato tantissimo insieme e basta un’occhiata per intenderci e capire dove intervenire, non ha dovuto fare più di tanto. Abbiamo creato insieme l’associazione U.R.A. teatro di cui questo spettacolo è la prima uscita ufficiale.>>

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San Giuseppe da Copertino

 

 

Per obbedienza, dell’incanto di frate Giuseppe

con Fabrizio Pugliese

drammaturgia Francesco Niccolini, Fabrizio Pugliese

regia Fabrizio Saccomanno, Fabrizio Pugliese

con la collaborazione artistica di Enrico Messina

Prod. U.R.A. Teatro/Armamaxa

 

 

A Lucca, Chiesa di San Giovanni giovedì 11 giugno ore 21.00 – Festival I Teatri del Sacro di Lucca 

 

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