Recensioni — 07/04/2016 at 22:12

“Angeli e Demoni”: quando il Teatro include e incontra l’Uomo

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RUBIERA (Reggio Emilia ) – Il termine “inclusione” si riferisce ad un contesto sociale e alle sue attività che determinano un’azione atta a garantire l’inserimento di individui, al fine di permettere uno stato di equità e di pari opportunità; indipendentemente dalla presenza di fattori limitanti che ne condizionano la partecipazione stessa. Ha, altresì, anche l’ obiettivo di favorire il cambiamento di un sistema culturale e sociale per favorire la partecipazione attiva ad ogni singolo soggetto. Il teatro si è fatto carico di questa condizione /necessità quanto obbligatoria per dare risposte efficaci a chi vive in contesti di emarginazione e/o disabilitanti: non solo per una condizione di svantaggio psico fisico ma anche di limitazione della libertà personale – causa una pena detentiva – da scontare in carcere. Da tempo e’ entrato anche negli istituti carcerari, e non viene considerato più come un evento eccezionale, al contrario, recitare e’ diventata un’ attività strutturata e orientata come lavoro di formazione permanente. Il Teatro dei Venti di Modena, è una di queste realtà, tra le più impegnate nel favorire una vera integrazione, in grado di realizzare spettacoli (grazie ad esiti di un lungo lavoro laboratoriale, formativo artistico, senza tralasciare nello specifico l’aspetto umano), nei quali attori professionisti si confrontano insieme a detenuti attori. Definizione limitativa e non esaustiva – in questo specifico caso – citando “Angeli e Demoni”, lo spettacolo tratto dalla Gerusalemme liberata  (opera di Torquato Tasso): rappresentazione andata in scena il 23 e 24 gennaio scorsi, al Teatro Herberia di Rubiera. Allestimento sviluppatosi nell’arco di due anni di preparazione, dove la Compagnia ha lavorato in residenza presso La Corte Ospitale, l’ente di produzione sito nel Comune di Rubiera in provincia di Reggio Emilia.

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La regia di Stefano Tè ha saputo creare nell’arco di molti mesi un percorso creativo e artistico di grande spessore, oltre al valore aggiunto, rappresentato dalla capacità di saper dosare con equilibrio energie, sensibilità, umanità, così diverse tra di loro. Un gruppo eterogeneo capace di fondersi in un “corpo” unico , grazie ad un lavoro preparatorio sapiente e mosso sempre da un solo obiettivo: crescere insieme inseriti in un contesto artistico. L’interesse per il critico si rivolge, appunto, a questo aspetto in particolare: la condivisione degli intenti. Se fare teatro con attori detenuti, significa solo offrire intrattenimento che può ascriversi ad una proposta di animazione fine a se stessa, in questo caso, la professionalità del Teatro dei Venti dimostra l’esatto contrario. Includere in questo caso ha significato uscire all’esterno per vivere e sperimentare una condizione di coesione per chi sceglie di intraprendere la carriera di attore. Studio, prove, comunione d’intenti, recitazione, il tutto accompagnato da ritmi di lavoro lunghi, estenuanti, faticosi.  Diventa una possibilità di esprimersi con assoluta autenticità se si pensa che i protagonisti chiamati sulla scena da Stefano Tè, erano alla loro prima esperienza artistica, eccetto un paio di loro già inseriti nella prima fase di lavoro vista nel 2015. Un’adesione totale alla poetica del regista nella convinzione di riuscire a portare a compimento un progetto realizzato con il sostegno del Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna in collaborazione con la Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia, la Casa Circondariale di Modena, il Comune di Castelfranco Emilia, il Comune di Modena.

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Nel corso delle diverse tappe, 15 detenuti e internati, 15 tra studenti e corsisti, 7 attori della compagnia, hanno formato una Comunità artistica provvisoria, ma fortemente coesa, un ponte tra Carcere e Territorio, divenuto nel tempo un tramite tra società civile e una realtà a molti sconosciuta: la vita dentro un istituto di pena, scandita da forti limitazioni della libertà personale. Quella libertà che in qualche modo si è materializzata sulla scena, dove l’uomo, l’essere umano stesso, ha potuto godere grazie ad un impegno sociale, culturale ed artistico fortemente sostenuto dalla Compagnia Teatro dei Venti. La condizione di rapportarsi alla pari, senza differenze di ruoli precostituiti, se non per esigenze registiche. Ecco che la possibilità di recitare fuori dalle mura carcerarie diventa una possibilità di riscatto sociale (se pur temporaneo – ma siamo convinti che abbia lasciato un segno indelebile – ), come abbiamo potuto percepire di persona, condividendo anche momenti di vita comunitaria presso la Corte Ospitale, luogo in cui nascono dei legami a cui è impossibile sottrarsi. Una forte connotazione fisica e’ la cifra stilistica colta in Angeli e Demoni” , capace di esprimersi più per linguaggi non verbali, sottraendo alla parola, una forza prepotente del corpo in scena, con la sua dimostrazione di energia mossa da emozioni, sentimenti, reazioni e suggestioni ben combinate al fine di imprimere una potenza visiva e reattiva sui sensi percettivi del pubblico stesso. La vicinanza con i corpi, lo sguardo diretto ai visi degli spettatori, la gestualità degli interpreti intenti a mimare e a rappresentare la dualità che porta a scontrarsi con due polarità: il Bene e il Male, l’Odio e l’Amore. I conflitti tra popoli, le guerre che seminano morte e terrore. La rievocazione storica risalente ai tempi dei Crociati qui diventa attualizzazione di un presente che ci riporta a tragici eventi di cronaca. Il parallelismo tra l’Antico e il Contemporaneo viene a crearsi in un fondersi continui di segni espressivi, sonori e visuali che si amplificavano nello spazio non più teatrale (il palcoscenico), bensì nella platea liberata dalle poltrone per farne una astratta landa deserta di sabbia. Un non luogo senza una connotazione precisa.

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Arena dove combattere e sopravvivere. Un forte richiamo ai disperati che attraversano il Mediterraneo per sbarcare su spiagge in cerca di fortuna, mossi dalla disperazione di chi è stato costretto a fuggire dalla violenza di guerre anche fratricide. Corpi che sussultano e spasmodicamente cercano di emergere da quella sabbia, resi ciechi da mani che coprono i loro occhi. Grida muta di dolore e di disperazione, sembrano materializzarsi dal nulla, dal buio di chi non vuole sentire, capire, comprendere. Stefano Tè si avvale di musiche scelte per amplificare la recitazione gestuale e corporea, scegliendo autori così diversi tra di loro, al fine di mescolare linguaggi e culture: Marilyn Manson, i The Cranberries, un compositore come Šostakovič. I tamburi che rullano sul palcoscenico buio dalle mani di due donne vestite di nero, come è nero il muezzin che chiama alla preghiera e recita “Allāhu Akbar” , “Dio è grande”. Il sacro e il profano, chiamata alle armi, echi di guerra ma anche, e soprattutto un messaggio di speranza, caratterizzato dalla volontà di emergere da una condizione di emarginazione, di disperazione, di privazione. Angeli e Demoni si incontrano, si incrociano, si dibattono nell’eterno agone in cui noi tutti ci ritroviamo.  Un aggrovigliarsi di corpi in tensione spasmodica, figure simili ad un movimento tersicoreo, ritmati da cadenze sonore e gestuali tra uomini e donne che entrano in scena. Non ci sono vincitori né vinti ma solo un’umanità che tenta disperatamente di non lasciarsi andare alla deriva. Un porto sicuro in cui ancora ripararsi è quello di questo modo di intendere il teatro: cura e accoglienza, condivisione e coesione, senza barriere, senza ostacoli, liberi da schemi concettuali o pregiudizi che ci allontanerebbero da ogni tentativo di ritrovare in noi stessi un ideale. Il teatro avvicina e accomuna. Non divide mai.

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(crediti foto ©Chiara Ferrin)

Angeli e Demoni

spettacolo sulla Gerusalemme liberata

Interpreti Maria Albamonte, Luca Arnaldo Alduzzi, Nicola Azzali, Giulia Basile, Morena Borrelli, Elisa Carucci, Saverio Casadonte, Oksana Casolari, Emanuele Cassin, Eleonora Cavilli, Laura Dallari, Daniele De Blasis, Massimo Dessì, Giada Di Lascio, Francesca Figini, Lucia Goldoni, Hanna Grahl, Lucio Improta, Karim Morad, Carlo Alberto Lomartire, Francisco Lopez, Youssef Medi, Roberto Milano, Lucia Moreali, Gionata Muratori, Penelope Muratori, Elisa Lucia Onfiani, Ciro Pecorella, Antonio Piccolo, Beatrice Pizzardo, Andrea Rogolino, Antonio Santangelo, Eleonora Segala, Felice Spavento, Valeria Topala, Mersia Valente.

regia di Stefano Tè

Visto al Teatro Herberia di Rubiera sabato 23 gennaio 2016

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