Focus a teatro, Interviste, Teatro — 07/03/2015 at 19:06

Giorgio Albertazzi è Shylock sulla scena, ma ‘Lezioni americane’ “è lo spettacolo che mi assomiglia di più”

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L’AQUILA – Oltre 70 anni di palcoscenico e televisione, un successo dopo l’altro, Giorgio Albertazzi, è arrivato nel capoluogo abruzzese col suo amato Shakespeare e, con l’occasione, ci ha raccontato lo spettacolo, i prossimi impegni e cosa pensa della riforma dei teatri. Il mercante di Venezia voluto ed adattato dallo stesso Albertazzi, che interpreta il ruolo di Shylock, ha debuttato poco più di un anno fa ed in questa stagione teatrale è stato ripreso e snellito, con un cast in parte rinnovato. Inizialmente previsto a L’Aquila per fine febbraio,è invece giunto in città il 5 e 6 marzo (prendendo le date che erano di “Modigliani Modì” diretto da Angelo Longoni, la cui tournée è stata annullata, come lo era stata anche quella di “Peggy Guggenheim” della Rubino sostituito da Peppe Barra a fine gennaio sempre per la stagione del TSA).

albertazzi

Nello spettacolo due trame parallele, quella del prestito chiesto a Shylock e quella fiabesca di Porzia (Stefania Masala), si incrociano a più riprese, interpuntate dalla vicenda di Jessica (Ivana Lotito), figlia dell’ebreo fuggita col cristiano Lorenzo (Simone Vaio), e del servo “Jobbino” (una brava Cristina Chinaglia) che Shakespeare vuole passi di livrea da Shylock a Bassanio (Francesco Maccarinelli), per giungere, davanti al Doge (l’esilarante Paolo Treviri), ad un finale né da commedia né da tragedia. Si assiste invece alla disfatta dell’Ebreo che perde tutto, la figlia, il servo, i soldi ed i suoi averi, senza ottenere la libra di carne di Antonio (Franco Castellano). E alle vicende amorose di Porzia e dei suoi pretendenti rifiutati per amore di Bassanio, che poi lascerà dopo averlo messo alla prova. Pochi tratti essenziali ricostruiscono il microcosmo sociale. Nessun personaggio è troppo delineato. Così come piace ad Albertazzi.

Riguardo il fool Lancillotto Job, sebbene in quest’adattamento occupi un ruolo importante, non c’è il padre. Il cast è affiatato e la regia intensa. Tutto è giocato intorno allo scenografico ponte veneziano di Paolo Dore, metonimia per ogni luogo della laguna qui riprodotta, a partire dall’ora del tramonto, come spiega Giorgio Albertazzi : <<L’inizio. Questo è l’inizio. Mi piaceva cominciasse di notte. Comincia con Antonio e questi ragazzi. Stanno lì sulla laguna. Mi piaceva l’idea della notte: era romantica. È carnevale e poi arriva la notte e… la notte, le fiaccole… Si svolge tutto durante la notte e il giorno dopo. E’ una mia scelta.>>

 

Il regista Giancarlo Marinelli conclude le sue note dicendo “Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì, Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. E’ Giorgio Albertazzi”.

<<Va bene, ringrazio il regista, … lo sa che faccio questo. Gli piace evidentemente l’idea. Non è che decide lui. Che sia il protagonista è vero. È uscita una bellissima critica a Palermo (in replica al Teatro Massimo, ndr) dello spettacolo, veramente bella. Sì, certo qui c’è un’identificazione, insomma, di carattere espressivo fra me e questo Shylock. È il protagonista in effetti. Sono due i protagonisti, Shylock e Antonio. Il mercante di Venezia non è Shylock, è Antonio. E Shylock è uno che presta denaro a interesse. L’altro invece non si sa, lo regala il denaro, dove gli capita. Però Shylock rappresenta il diverso, perseguitato diciamo pure. In questo senso Shakespeare spiega chi è Shylock perché, secondo me, è un signore ebreo veneziano. Qui sta il segreto di tutto! Se non si capisce questo non si capisce “Il mercante di Venezia”. Lui è un ebreo veneziano, quindi è un ebreo della diaspora che diventa, come si sa, ebrei tedeschi, ebrei italiani,… ebrei del Paese in cui vivono. Per questo l’ingiustizia, la trappola che gli tendono nel processo è un po’ crudele perché in realtà Venezia ha accettato quest’uomo. La libbra di carne è una roba assurda,… però poi c’è il cavillo: “Si, ma sa’, la carne, non il sangue!”. Infatti lui ride, ride di un riso molto amaro.>>

Riprenderà “Lezioni americane” di Calvino prossimamente?

<<No, purtroppo non credo che ci sia tempo. Riprendiamo “Le Memorie di Adriano” a Roma a Castel Santangelo che è il luogo, il mausoleo, di Adriano: l’Adrianeum. E’ lì che pare ci sia il suo corpo da qualche parte, non si sia. Si riprende quello a Milano e all’Expo di Milano. Poi … io sto lavorando a un progetto televisivo… E poi c’è la ripresa de “La tempesta” di Shakespeare che ho già fatto.>>

Quello di Daniele Salvo…

<<Quello di Salvo, sì. Di più c’è una cosa da fare con Mariangela D’Abbraccio: le musiche, Borges, il tango, Piazzolla. Io faccio la voce recitante. Non credo che ci sia tempo (per riprendere “Lezioni americane“, ndr). Mi piacerebbe molto. Alle “Lezioni americane” ci sono molto affezionato: è lo spettacolo che mi assomiglia di più.>>

Lei come sceglie gli spettacoli da fare? Dai personaggi o dalle tematiche che trattano?

<<Ma tutte e due le cose. Il teatro poi si riduce al fatto che ci sono delle persone che parlano. Se sono credibili o no. Bisogna renderle credibili, no? Quindi in realtà un testo di teatro mi interessa perché esprime dei caratteri, degli individui, insomma che sono più o meno definiti. Non devono essere tanto tanto definiti perché devono lasciare spazio proprio all’attore. Il grande testo teatrale è quello che è pieno di buchi, di vuoti. Non è letteratura nel senso stretto del termine. E’ invece un meccanismo, un insieme di ipotesi e di proposte, di provocazioni,… nelle quali l’attore si muove e fa le sue scelte. L’attore, regista. Per questo mi piace Shakespeare perché nessuno ha mai creato delle schiere così numerose di persone che sono frutto della fantasia, ma relativamente! Il meccanismo creativo di Shakespeare non si sa cos’è perché copia. Come tutti i geni copia. I mediocri imitano, i geni copiano!>>

Un’ultima domanda: riguarda la riforma del Decreto Valore Cultura. Anche il Teatro Stabile d’Abruzzo è diventato un TRIC, un teatro di rilevante interesse culturale. Nel 1995 lei rilasciò un’intervista al quotidiano “Il Messaggero”, nella quale auspicava che venissero azzerati i teatri stabili. Lei pensa che adesso con la riforma del Decreto Valore Cultura si risolva qualcosa?

<<C’è qualcosa di buono dentro. Cioè l’agire sul territorio dei teatri, la loro definizione come enti. Ho paura sempre della burocrazia che ammazza tutto, rallenta tutto e vincola tutto in regole, regoline e regolette che sembrano fatte apposta per bloccare qualsiasi iniziativa di creatività. E soprattutto artistica. Gli artisti hanno bisogno di essere liberi per esprimersi. Però c’è una buona intenzione dietro. E’ un modello. In Germania è sempre esistita una cosa simile. Le città che hanno un loro teatro, deve star lì. Non deve diventare una compagnia di giro. Si può fare degli scambi, eccetera, però si deve lavorare lì. Dato il Paese, che è il Paese delle cento città questo! Non è come la Francia o l’Inghilterra. C’avranno 20 città importanti, insomma. Poi il resto è tutto Londra o è tutto Parigi. Qui, Palermo è come Roma, Venezia è come Palermo, Firenze, Torino, Bari…>>

La tournée de “Il mercante di Venezia” continuerà fino alla fine del mese, toccando città come Cerignola, Colle Di Val D’Elsa, Frosinone, Adria e Treviso.

 

“Il mercante di Venezia”  visto il 05 marzo 2015 al Ridotto del Teatro Comunale (stagione TSA) di L’Aquila.

“Il mercante di Venezia”
di William Shakespeare – adattamento: Giorgio Albertazzi
Regia: Giancarlo Marinelli
Scenografia: Paolo Dore
Costumi: Daniele Gelsi
con: Giorgio Albertazzi. Franco Castellano, Stefania Masala, Paolo Trevisi, Francesco Maccarinelli, Diego Maiello, Ivana Lotito, Cristina Chinaglia, Simone Vaio, Vanina Marini, Alessandra Scirdi, Erika Puddu, Francesca Annunziata. 

 

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