Anna's corner, Festival(s) — 03/06/2014 at 17:19

Chi sono i MASBEDO che firmano il manifesto del Festival delle Colline torinesi

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TORINO – Il manifesto del Festival delle Colline torinesi 2014 è di grandissimo impatto. Un uomo in un ambiente desolato, gelido e innevato al centro delle tracce delle sue traiettorie che non portano a nulla. Firmato Masbedo.

Si sposa molto bene con la premessa al Festival della direzione: Il Festival delle Colline Torinesi nelle ultime edizioni ha dato voce, attraverso gli spettacoli, al disagio delle giovani generazioni – tutti ricorderanno il confronto tra Judith Malina e Silvia Calderoni in The Plot is the Revolution – forse alla rabbia di troppe persone emarginate, ha esplorato le tante facce della crisi, ma anche del degrado sociale, ha raccontato la privazione della libertà, ha guardato ad una primavera araba abortita, si è interrogato sull’identità dei nuovi italiani, sulla sofferenza degli emigranti, ha condannato i subdoli revisionismi storici. Si è cioè occupato di temi importanti con tenacia, non illudendosi mai che il teatro possa risolvere delle questioni, ma almeno sollevarle sì. Nel 2014 dopo le stragi in Egitto, in Siria, mentre continua l’odissea dei migranti nel Canale di Sicilia, mentre la politica in Europa si dimostra spesso incapace di dare risposte alla congiuntura, il Festival provvede a sollecitare gli artisti perché propongano liberamente e con spirito critico la loro visione estetico/politica della contemporaneità.

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La domanda d’obbligo: chi sono i Masbedo?

Masbedo è l’acronomio del duo di video artisti Nicolò Masazza (1973) e Jacopo Bedogni (1970), uno milanese l’altro spezzino.I loro lavori sono stati presentati nei più importanti Musei e collezioni d’arte contemporanea, dal GAM di Torino, al MACRO e al MAXXI di Roma, al DA2 di Salamanca al CAAM di Las Palmas, al Pecci di Prato, al Museo di Tel Aviv, al Castello di Rivoli. Nel 2012 svolgono una serie di video-performance in musei e istituzioni d’arte (Festival RomaEuropa, Fabbrica del Vapore, Teatro Strehler).

La loro fama è diventata conclamata nel 2009 proprio all’epoca della suggestiva videoinstallazione per doppio schermo realizzata per la Biennale di Venezia dal titolo Schegge d’incanto in fondo al dubbio con Sonia Bergamasco da cui è stata tratta la foto per il Festival: un uomo e una donna sono intenti in una lotta di proporzioni titaniche. Da una parte l’uomo si trascina faticosamente nella neve e tenta ostinatamente di opporsi alla violenza elementale, dall’altra la donna, novella Antigone, opponendosi alla vita umiliata, compie un gesto impetuoso e solenne di ribellione: fugge in mare e trascina dietro di sé suppellettili e oggetti della sua vita vissuta. Ferma su un piedistallo in mezzo al mare con gesti plastici e una torsione del corpo ricchi di pathos, accende una torcia come a chiedere aiuto.

Nel gesto immortalato dal video l’attrice evoca miti tragici e archetipi del femminile che raccontano come la vita umana, pur nelle difficoltà e nel dolore, lasci dietro di sé schegge di bellezza. Se l’uomo incarna il motivo prometeico dell’audacia di chi ha osato ribellarsi e andare oltre il limite estremo, la donna mostra una maschera del dolore, un urlo muto che porta con sé tutto il lamento dell’esistere.

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Le ambientazioni dei video dei Masbedo (Schegge d’incanto in fondo al dubbio, Teorema d’incompletezza, Glima) grondano potenti metafore esistenziali: le vette impervie e le cime innevate del Monte Bianco, le grandi profondità marine, il mare in tempesta della Francia del Nord, il paesaggio glaciale e vulcanico dell’Islanda non sono altro che potenti e drammatiche istantanee interiori, un veritiero e scomodo specchio dell’anima; dentro questo panorama desolato un uomo e una donna nella solitudine più sfrenata ma anche nella resistenza più accanita, sono intenti in quella lotta quotidiana nel “gran mare dell’essere” (come scriveva Giacomo Leopardi). E’ un “esistenzialismo tecnologico” in cui Masbedo coltivano una loro estetica fortemente connotata e riconoscibile. Testi importanti accompagnano i loro story board, scritti da Aldo Nove o ispirati alla filosofia di Houellebecq; ma sono più importanti i sottotesti, suggeriti dalle atmosfere cupe e avverse che avvolgono un lui e una lei imprigionati, in un vicendevole conflitto che approda a un temporaneo stato di tregua, fisica e mentale.

Come Amleti irrequieti, vaganti nel vuoto pneumatico di una condizione tragica, evocata nella sua abissalità da una camera iperbarica o da interminabili silenzi, vivono distillandosi l’ossigeno per una rinascita, o almeno, per una via di fuga. Le tematiche comuni alla quasi totalità dei video dei Masbedo (Teorema di incompletezza, Glima, Autopsia del tralala, Togliendo tempesta al mare, Person) sono il senso di vuoto, di disincanto e di precarietà esistenziale, l’incomunicabilità, l’isolamento volontario come rifugio ultimo, la custodia sisifica dei valori societari, l’arte che trattiene gli ultimi brandelli di umanità, la sterilità dei rapporti umani nel generale inaridimento e decadenza morale della società occidentale. Il bisogno di infinito.

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Il sito del Festival con il programma pubblicato

Festival delle Colline torinesi

 

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